Smile – Tema da Tempi moderni

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Versione per SAX ALTO Smile Sax – Alto

Smile è una composizione scritta da Charlie Chaplin nel 1936, divenuta negli anni un classico fra i più noti ed eseguiti della musica internazionale.

Il brano, inizialmente solo strumentale, venne composto da Charlie Chaplin come leitmotiv del film Tempi moderni, recitato e diretto dallo stesso Chaplin nel 1936. Nel 1954 John Turner e Geoffrey Parsons scrissero il testo, dando nel contempo il titolo alla canzone. Le parole sono un invito al sorriso, visto come viatico per un futuro radioso. Smile divenne un successo già dalla sua “apparizione” come tema musicale del film.La prima versione cantata fu quella di Nat King Cole nel 1954, con moltissime cover realizzate negli anni successivi da artisti in tutto il mondo.

Re dell’epoca del muto, Charles Chaplin è riuscito a rinnovare il suo cinema con l’avvento del sonoro, trovando nuovi spunti per mettere in pratica il suo talento musicale. “Uno degli aspetti positivi del sonoro è che mi diede il controllo sulla musica, fu allora che decisi di comporla io stesso”, dichiarò il regista. “Cercai di scrivere una musica romantica che contrastasse con il personaggio del vagabondo, il mio obiettivo era quello di conferire alle mie commedie una dimensione emotiva. Gli arrangiatori e gli orchestratori con cui collaboravo raramente riuscivano a capire questo concetto. Volevano una musica divertente. Spiegavo loro che non volevo nessuna competizione tra musica e immagini, la melodia doveva fare da contrappunto all’azione, essere seria e raffinata, esprimere del sentimento, senza il quale, come afferma Hazlitt, un’opera d’arte è sempre incompleta. Non c’è niente di tanto avventuroso ed emozionante che ascoltare per la prima volta un brano che hai composto suonato da un’orchestra di cinquanta elementi”.

Colonna portante del cinema, Charlie Chaplin è stato uno dei cineasti più influenti dell’epoca moderna e contemporanea, capace di influenzare il linguaggio e la modalità di racconto del cinema contemporaneo. Eccellente fu anche la sua capacità interpretativa che, nel corso della sua vastissima cinematografia, ha dato vita a personaggi immortali e noti ancora oggi.

Nato il 16 Aprile del 1889 nei sobborghi di Londra da una famiglia già dedita alle pratiche dello spettacolo e del teatro, l’infanzia di Charlie Chaplin fu però contraddistinta dalla povertà e dal continuo passaggio tra collegi e istituti per orfani. Charlie Chaplin si sarebbe poi contraddistinto per la grande capacità espressiva del suo volto, capace di esplodere con tutta la sua potenza sullo schermo cinematografico, nonostante la mancanza della controparte sonora: una capacità, di cui Chaplin imparò i rudimenti lavorando nella troupe di Fred Karno.

La grande svolta, però, non arriva né col teatro né con la pantomima circense: fu il cinema la passione e l’indiscusso trampolino di lancio di Charlie Chaplin. Il cinema fu un settore al quale approdò nel 1914 grazie a Mark Sennett che lo scritturò per la Keystone, sua casa di produzione.

Furono quelli gli anni in cui nacque il personaggio forse più famoso di Charlie Chaplin, caratterizzato soprattutto a livello visivo: scarpe dalla grandezza smisurata, pantaloni troppo larghi, e una giacchetta lisa e aderente al corpo; tocco finale una bombetta e un bastone di bambù che, accompagnate alla straordinaria mimica dell’interprete, ne fecero una maschera che negli anni successivi riuscì a conquistarsi la celebrità ma soprattutto la fedeltà del pubblico.

Il personaggio di Charlot (questo il nome del vagabondo personificato da Chaplin) fu protagonista di moltissimi cortometraggi prodotti da altrettante case di produzione. Quello a cui veniva data vita sullo schermo era un personaggio comico che, però, racchiudeva al suo interno un universo variegato di sensazioni che vanno dal patetico , al dramma fino alla polemica di stampo sociale.

Fu probabilmente questo il motivo che lo spinse non solo a rivestire il ruolo di attore, ma anche quello di regista: Charlie Chaplin fu quindi un personaggio estremamente versatile, capace di ricoprire tutti i ruoli maggiori all’interno di una produzione cinematografica. Attore, sceneggiatore ma anche regista diventò a breve anche produttore: fondando la United Artists, Chaplin decise di essere artisticamente indipendente.

Parlando delle sue opere più famose, invece, non si può non nominare ‘Il Monello’ che, proiettato per la prima volta nel 1921, consacrò Charlie Chaplin nell’olimpo degli dei del cinema. Da lì a poco l’attore e regista si aggiudicò, giovanissimo l’Oscar alla carriera: ad oggi nessuno è ancora riuscito a superare il record.

Non si può poi nominare il bellissimo Luci della città con il quale Chaplin si affacciò per la prima volta al sonoro, pur non abbandonando la pantomima che aveva da sempre caratterizzato i suo lavori.

Del 1931 è invece Tempi Moderni, l’ultima pellicola nella quale compare il personaggio di Charlot. Avendo preso così tanto piede il sonoro, il personaggio di Charlot che, come affermava lo stesso Chaplin, ‘non poteva parlare’, doveva necessariamente essere abbandonato. Un abbandono che, tuttavia, fu seguito da un altro capolavoro, questa volta realizzato in modo completamente sonoro. Parliamo de ‘Il Grande Dittatore’, proiettato per la prima volta nel 1940 e chiaramente ispirato al personaggio di Hitler, fu il grande addio a Charlot.

Un addio che corrisponde altresì a un’interruzione dell’attività cinematografica, che Chaplin riprese circa 7 anni dopo con Monsierur Verdouz, dopo il quale la già precedente accusa del suo filocomunismo divenne più insistente, fino a far diventare Chaplin uno dei principali bersagli del noto movimento anti-comunista di McCharty. Un’accusa che divenne concreta nel 1952 quando all’attore e regista fu proibito di soggiornare negli Stati Uniti.

Dopo due ulteriori produzioni cinematografiche Charlie Chaplin morì la notte di natale del 1977 lasciando il mondo orfano di uno dei più grandi interpreti e registi che la storia abbia mai conosciuto.