La Musica Medievale

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LA MUSICA DEL MEDIOEVO

Nel Medioevo la musica era considerata una scienza in stretta connessione con la matematica e l’astronomia, ovvero, si pensava che ci fosse una corrispondenza tra i suoni e il moto dei pianeti nello spazio. In questo periodo si pensava che la musica avesse il potere di influenzare lo stato d’animo e il carattere di chi la ascoltava. Nel primo Medioevo, travagliato da invasioni, guerre fratricide, epidemie, carestie e distruzioni, solamente la Chiesa godeva di una relativa tranquillità ed ad essa toccò il compito di salvare tutto ciò che vi era di culturalmente valido. Nelle biblioteche dei monasteri fiorirono e si tramandarono gli studi e le pratiche religiose accanto alle conoscenze scientifiche ed artistiche. La musica era una delle componenti principali dell’istruzione pubblica. Nelle scuole infatti, gli studenti praticavano la ginnastica per la disciplina del corpo e studiavano la musica per la disciplina della mente. La musica medievale, come quella antica, è ancora, in buona parte, musica di “vita”, da suonare per accompagnare un lavoro, una battaglia, un banchetto, una festa o una celebrazione. In generale possiamo dire che la musica medievale aveva le seguenti caratteristiche: le melodie erano improvvisate, infatti non vi era distinzione fra compositore ed esecutore, ed erano quasi sempre associate a un testo o alla danza o a tutti e due gli elementi. La musica poi, essendo destinata a essere eseguita una sola volta, non aveva bisogno di essere scritta e tramandata ai posteri. Questo è il motivo principale per cui della musica medievale si hanno pochi documenti.  Così non era per la musica sacra, poiché le varie cerimonie religiose dovevano resistere a lungo ed erano ripetute nel tempo. Anche la musica sacra aveva uno scopo: quello di arricchire la preghiera e darle più importanza. I primi canti religiosi erano quasi parlati e si ispiravano ai testi biblici. In seguito, nel IV secolo, si diffusero altri tipi di musica religiosa tra i quali “l’inno” che, data la sua facilità melodica, si diffuse facilmente. L’inno è una forma di canto religioso che si diffuse soprattutto ad opera di Sant’Ambrogio, che compose alcuni inni ancora oggi in uso nella chiesa milanese. Gli inni erano destinati ad essere eseguiti da tutti i fedeli, quindi erano particolarmente facili da cantare.

IL CANTO GREGORIANO In Occidente si  svilupparono tradizioni liturgiche locali e anche il canto religioso si  sviluppò, ma con diverse caratteristiche in base alla regione. Per esempio a Roma il canto religioso si ispirò alla musica ebraica e greca. Qui alcuni pontefici tra cui papa Gregorio Magno (590-604) fecero una revisione dei canti liturgici. Sotto il suo pontificato si operò una scelta di canti strettamente aderenti alla liturgia cattolica e, dove questi mancavano, se ne crearono di nuovi. Dall’evoluzione del canto religioso romano nacque il Canto gregoriano che prese il nome proprio da Gregorio Magno. Il canto gregoriano, dal punto di vista musicale vero e proprio, consisteva in melodie molto semplici e ad ogni sillaba del testo corrispondeva una nota, veniva cantato da cantori professionisti, era in latino e non era accompagnato da strumenti musicali. Questa espressione della religiosità medioevale ci è stata tramandata in codici spesso preziosamente illustrati ad opera di monaci amanuensi. Dobbiamo infatti al loro silenzioso lavoro, proseguito nei secoli, la conservazione di migliaia di canti gregoriani che costituiscono l’unica testimonianza musicale del primo medioevo.

TROVATORI E TROVIERI Dopo il Mille, col nascere delle varie lingue neolatine, sorsero, soprattutto in Francia, le figure di poeti-musicisti che giravano di corte in corte a cantare le loro composizioni poetiche, accompagnandosi con il liuto. Presso le corti dei nobili francesi e nei castelli feudali, infatti, fiorirono, tra il 1100 e il 1200, le canzoni dei trovatori e dei trovieri. Dolci, elegiache, amorose, quelle dei trovatori che operavano nella Francia meridionale; epiche, satiriche e moraleggianti quelle dei trovieri che ebbero il loro campo d’azione nella Francia settentrionale. I trovatori, per lo più membri della nobiltà, fiorirono in Provenza, la regione meridionale della Francia e scrivevano in provenzale, la langue d’oc, i testi trattavano principalmente l’amor cortese, ma anche argomenti di carattere politico e religioso. I trovieri erano membri sia dell’aristocrazia, sia della borghesia, imitarono l’arte dei trovatori traducendo i loro testi nel proprio dialetto ma gli argomenti e lo stile musicale erano essenzialmente gli stessi. Essi frequentavano le corti aristocratiche dedicando la loro arte soprattutto alle nobile dame: l’amore cortese era infatti l’argomento principale delle loro canzoni. A differenza di quella dei menestrelli, la musica dei trovatori solitamente veniva scritta e questa è una conferma della sua origine colta. In Germania essi furono chiamati minnesinger, che significa “cantanti d’amore” e in Italia giullari. Giullari e i menestrelli costituivano una classe di musicisti di professione: erano uomini e donne che vagavano, da soli o in piccoli gruppi di villaggio in villaggio, di corte in corte e che si guadagnavano il necessario per vivere, cantando, suonando, facendo i saltimbanchi ed esibendo animali ammaestrati. Ma la Francia vanta in questo periodo anche un’altra gloria musicale: la nascita della prima importante scuola di canto polifonico, la Scuola di Notre-Dame, cosiddetta perché sorta presso la “Schola cantorum” della Cattedrale di Notre-Dame, allora in costruzione.

LA LAUDA Una forma particolare di musica religiosa è la Lauda (specie di cantata popolare d’argomento sacro, sviluppatasi nell’Italia centrale a seguito del movimento francescano. La lauda aveva carattere monodico e si sviluppava su una melodia semplice ma assai diversa dal gregoriano: è il primo passo della musica religiosa verso un linguaggio più moderno. Gli argomenti trattati erano di ispirazione popolare, era articolata in strofe (cantate a volte da un solista), alle quali si alternava un ritornello (cantato da tutti i fedeli in coro). Il testo era in volgare, la lingua parlata dal popolo e ad ogni sillaba corrispondeva una nota della melodia. San Francesco stesso ci da un esempio di lauda con il famoso “Cantico delle creature”. Non dobbiamo poi dimenticare le sacre rappresentazioni, forme teatrali a carattere popolare, in lingua italiana, attingevano gli argomenti dalla Storia Sacra, dalle vite dei Santi e dalle leggende religiose medievali. Da queste primitive forme di teatro musicale, presenti anche in Francia ed in Inghilterra con forme analoghe, trarranno origine l’oratorio e il melodramma.

L’ARS NOVA Nel Duecento e nel Trecento le arti si evolsero; col “Dolce stil novo” nacque la poesia in  lingua volgare, la pittura divenne con Giotto, più realistica e più umana, l’architettura cercò nuove forme prima col romanico e poi con il gotico. La musica si evolse nell’Ars Nova una forma musicale più complessa e con diverse melodie che si sovrappongono.

GLI STRUMENTI

I più importanti furono:

  • la lira romana, che sopravvisse nel Medioevo
  • l’arpa, importata sul Continente dall’Irlanda e dalla Britannia;
  • la viella o Fiedel, il prototipo della viola rinascimentale e del moderno violino
  • la ghironda
  • la ribeca, uno strumento cordofono ad arco a più corde, tipico dei trovatori e dei menestrelli,
  • il salterio, una sorta di cetra che si poteva suonare sia pizzicando sia percotendo le corde;
  • vari strumenti a fiato come il flauto, la tromba, il corno, la cornamusa
  • il tamburo, utilizzato per battere il tempo durante i canti e le danze,
  • l’organo, suonato nelle chiese durante la Messa.