Storia del Rock

STORIA DEL ROCK

IL ROCK 2018 (clicca per effettuare il download degli appunti in formato PDF)

 

Il rock non è tanto un genere musicale  quanto un modo di fare le cose.

C’è differenza tra Rock n’ Roll e Rock, il primo è un genere musicale in effetti delegato alla cultura degli anni ‘50, non possiamo parlare di rock vero e proprio fino al ’65, prima abbiamo un prolungamento di quella che è la scia del rock n’ roll. È un periodo di innovazioni, di grandi novità sociali e culturali, nascono i giovani, per così dire, che hanno gusti propri una vera e propria personalità  di massa che entra in conflitto con la generazione dei propri genitori. Il benessere che si respira negli Stati Uniti è un elemento importante, complice l’uscita vittoriosa degli USA dal secondo conflitto mondiale. Altri elementi fondamentali sono le grandi novità storiche, l’elezione di Kennedy a presidente degli Stati Uniti d’America, giovanissimo e cattolico anziché protestante, affascinante e rassicurante. É un periodo positivo che però ha anche i suoi lati oscuri, Kennedy viene eletto nel ‘60 e nel ‘63 viene assassinato, così accadrà anche per il fratello Robert Kennedy. Ricordiamo poi la corsa per lo spazio e la guerra fredda tra Stati Uniti e Russia, il primo uomo andare nello spazio fu Yuri Gagarin la prima donna la Tereshkova, entrambi erano russi. Questa lotta per lo spazio verrà poi definitivamente vinta da dagli Stati Uniti con lo sbarco sulla Luna del ‘69. Anche la costruzione del muro di Berlino che divide non solo due culture ma una città a metà è un elemento importante da ricordare così come la visita di Kennedy a Berlino in occasione della quale disse la famosa frase “Ich bin a Berliner”.

 

IL ROCK ‘N’ ROLL  

Indica la musica da ballo affermatisi intorno al 1955 negli USA e di qui diffusasi in Europa e nella maggior parte degli altri paesi assumendo, soprattutto presso i più giovani, anche il valore di un fenomeno di costume, come simbolo di malessere e manifestazione di protesta e ribellione.  Ha notevoli affinità con il rhythm and blues e la country music, si è successivamente sviluppato in differenti tipi, caratterizzati dall’accentuazione del ritmo e dei controtempi e dall’utilizzazione di tecniche di amplificazione elettroniche. Tra i principali protagonisti: Chuck Berry, Fats Domino, Little Richard, Elvis Presley, Jerry Lee Lewis. Ha successo negli anni ’50 perché diventa la musica popolare per eccellenza sostituendo in questo suo ruolo il Jazz che era diventato, dopo il Bebop, una musica troppo complicata e per appassionati.

GLI ANNI ‘60

L’inizio della rivoluzione avviene  negli Stati Uniti (in California) con i Beach Boys e in Inghilterra (a Liverpool) con i Beatles . I giovani inglesi sono diversi da quelli americani anche per classe sociale, gli inglesi sono figli della classe operaia ( John Lennon scrisse il brano Working Class Hero: eroe della classe lavoratrice) gli americani erano i ragazzi delle high school quindi figli della classe più ricca borghese.

Nascono le band, entità collettive che hanno nomi collettivi: i Beatles e i Rolling Stones. Prima c’erano dei solisti come Elvis che venivano accompagnati da altri musicisti che potevano anche cambiare di volta in volta, non era fondamentale avere determinata persona per suonare la chitarra ad esempio. Contemporaneamente ai Beach Boys che sono in California a New York si sviluppa un altro movimento che è il folk-rock (più impegnato politicamente), cresce intorno al Greenwich Village che è una zona di intellettuali. Il protagonista assoluto è ovviamente Bob Dylan che inizia prima cantando canzoni della tradizione folk acustica e poi diventa un vero e proprio cantautore.

Le tematiche principali che contraddistinguono gli anni ‘60 sono 5:

  • la scelta politica e la capacità dei giovani di avere una coscienza nei confronti del mondo che li circonda e del futuro (parte di questa scelta politica sono ovviamente il pacifismo e le proteste).
  • l’idea di movimento, di appartenere ad un qualcosa di unico ad un certo tipo di gruppo.
  • l’esotismo la fascinazione per le culture che sono altre come la cultura indiana quella africana e quindi l’idea di non essere autoreferenziali nei confronti della cultura europea che fino ad ora è stata dominante.
  • la scoperta, l’uso e l’abuso delle droghe in diverse forme.
  • la messa in discussione di tutto quello che è la sfera dell’amore sia come famiglia che come rapporto interpersonale.

THE BEATLES

La band che ha rivoluzionato la musica e il comportamento dei giovani. Formata da John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr, riscosse negli anni Sessanta un clamoroso successo in tutto il mondo, trasformandosi in uno dei più importanti fenomeni della cultura popolare del Novecento.

La rivoluzione beat

Difficile immaginare la musica moderna senza i Beatles. Non si può pensare al rock senza di loro ma anche al pop, alla canzone d’autore e a quella leggera, tutti generi e stili profondamente influenzati dall’arte, dalla musica, dall’atteggiamento dei ‘ragazzi di Liverpool’. Sono stati i padri del rock, hanno scritto alcune delle più belle e famose canzoni del Novecento, hanno contribuito a rendere ‘visibili’ i giovani, hanno stabilito nuove regole d’abbigliamento, hanno fatto crescere i capelli a un’intera generazione, e molto, ma molto altro ancora. Il tutto in meno di dieci anni, tra il 1962 e il 1970, dando alle stampe una dozzina di album, in milioni di copie, tutti passati alla storia.

Gli inizi dell’avventura

L’avventura dei Beatles ebbe inizio al Liverpool institute, dove erano iscritti sia John Lennon sia Paul McCartney e dove arrivò anche il giovane George Harrison. Paul e George prendevano lo stesso autobus per andare a scuola e in breve tempo fecero amicizia iniziando a condividere la loro grande passione per la musica. Nel 1958 Harrison entrò a far parte della formazione dei Quarrymen, dove militavano Lennon e McCartney, formazione che, nel 1961, cambiò il proprio nome in Beatles. I quattro di Liverpool si recarono poi in Germania, dove misero a punto nei club di Amburgo il loro stile musicale. Tornati nella loro città, il batterista Pete Best fu sostituito da Richard Starkey, in arte Ringo Starr; con questa formazione, il gruppo partì da un piccolo locale, il Cavern club, per muovere alla conquista del mondo. Fu il loro manager Brian Epstein a spingere la band verso la formula vincente: un riff (“ritornello”), una linea melodica semplice e piacevole, una strumentazione essenziale, con basso, batteria e due chitarre (una ritmica e una solista) e soprattutto nessun cantante e nessun leader perché tutti e quattro i componenti del gruppo sapevano cantare. Era il ‘gruppo’ a fare la differenza, la band in quanto tale, una band fatta di giovani che comunicavano, oltre alla loro musica, il loro desiderio di una vita basata su regole completamente nuove rispetto al passato.

Tra il 1963 e il 1965 i Beatles pubblicarono pochi singoli, che però rapidamente scalarono le classifiche da una parte all’altra dell’oceano, conquistando l’America e scatenando quella che venne conosciuta come British invasion, ossia l’invasione dei gruppi del beat inglese che rivoluzionò la musica americana dando vita al rock. Canzoni quali Love me do, I want to hold your hand, A hard day’s night, Help! segnano un’epoca; album come Help!, Rubber soul, Revolver (quest’ultimo del 1966) modificano profondamente le abitudini di ascolto e lo scenario della musica popolare occidentale.

Il grande successo

Il massimo splendore i ragazzi di Liverpool lo raggiungono con l’album del 1967 Sgt. Pepper’s lonely hearts club band, un concept album che, presentando una serie di canzoni legate l’una all’altra da un filo conduttore, abbandona la logica dei ‘singoli’ che fino ad allora aveva dominato il linguaggio musicale pop e il mercato discografico. L’anno seguente un’ulteriore svolta: sotto la spinta di George Harrison, i quattro partirono per un viaggio di ricerca spirituale e intellettuale in India e si fermarono dal guru (maestro spirituale) Maharishi Maheshi Yogi. Qui Harrison apprese l’uso del sitar (uno strumento a corde indiano, simile a un grande liuto a manico lungo) e strinse amicizia con il musicista indiano Ravi Shankar. Harrison spinse anche gli altri Beatles sulla strada del misticismo, sebbene poi sarebbe stato l’unico a restare per sempre legato alle filosofie orientali e in particolare al gruppo religioso degli Hare Krishna, da lui spesso aiutato anche in termini economici. L’esotismo nella musica del gruppo e il suono del sitar (suonato da Harrison) saranno segnati per sempre in canzoni come Norwegian wood, Lucy in the sky with diamonds, Across the universe. Lo straordinario doppio album The Beatles, più noto come White album, pubblicato nel 1968, mise insieme tutte le anime e le ricerche sonore della band, trasformandosi in uno dei più grandi patchwork del pop: un disco al quale ancora oggi moltissimi musicisti fanno riferimento, dove s’incontrano rock, musica psichedelica, avanguardia, canzone melodica e pop.

La separazione

Ma è proprio nel 1968 che la band inizia il suo percorso verso la dissoluzione, che arriverà definitivamente due anni dopo, nel 1970. Le singole individualità prendevano il sopravvento rispetto all’identità del gruppo: la collaborazione (sebbene ognuno avesse sempre scritto da solo le proprie canzoni) tra Lennon e McCartney iniziava a logorarsi; George Harrison, che fino ad allora aveva avuto una parte di rincalzo nel lavoro compositivo della band, premeva per ottenere un peso diverso, essendo molto migliorate le sue doti di compositore e di interprete; lo stesso Ringo Starr, che era stato fino a quel momento un elemento di coesione all’interno della band, non sopportava più il suo ruolo all’interno della formazione.

L’impossibile riunione

Le tensioni e le liti tra il 1969 e il 1970 non impedirono l’uscita di altri due album: Abbey Road, del 1969, da tutti giustamente considerato come l’ultimo vero disco del gruppo (l’album simbolicamente si chiude con The end), e Let it be, del 1970, registrato in realtà ben quindici mesi prima della sua pubblicazione.

 

A dispetto di molte, inarrestabili voci su una possibile riunione del gruppo, per tutti gli anni Settanta i rapporti, soprattutto tra McCartney e Lennon, rimasero tesi. La morte di Lennon, l’8 dicembre del 1980, assassinato davanti al portone della sua casa newyorkese, fece svanire definitivamente i sogni degli appassionati di tutto il mondo. Nel 1995, dopo aver risolto le innumerevoli beghe legali che vedevano i Beatles e Yoko Ono combattersi da anni, McCartney, Starr e Harrison tornarono a incidere insieme, portando a termine due brani composti da Lennon negli anni Settanta: erano i primi brani inediti dei Beatles in venticinque anni. Harrison morirà poi nel novembre del 2001.

 

I VARI GENERI DI ROCK DOPO I BEATLES

Fu in California che i diversi filoni si fusero per dare corpo al rock vero e proprio. A San Francisco nacque la cosiddetta controcultura, stile di vita alternativo attraverso il quale soprattutto i giovani bianchi della classe media elessero la musica a motivo della loro esperienza esistenziale, prediligendo la vita comunitaria in opposizione alla famiglia tradizionale, condividendo il lavoro della terra e le esperienze fatte attraverso vari tipi di droghe.

Il suono della grande famiglia hippy divenne il rock psichedelico, dove al folk rock elettrico si unì un misticismo di sapore orientale in cui risultavano evidenti i richiami alla tradizione afroamericana del blues e del jazz e persino ai raga indiani. I Jefferson Airplane e i Grateful Dead furono gli esponenti più in vista del genere.

Nel 1967 Jimi Hendrix, chitarrista al tempo stesso virtuoso e anticonformista, radicalizzò e distorse il suono psichedelico in “Are you experienced?”, mentre i Doors, nel loro debutto, piegarono le divagazioni ‘acide’ del periodo (dove la parola acido alludeva a droghe allucinogene, in particolare l’acido lisergico, o LSD) alla poesia del loro carismatico leader Jim Morrison.

Il punto più alto della stagione d’oro del rock venne toccato nell’agosto del 1969 a Woodstock, festival ribattezzato per l’occasione «tre giorni di pace, amore e musica», dove si riunirono gruppi come Crosby, Stills, Nash & Young, Santana, Blood Sweat & Tears, Who, Creedence Clearwater Revival e cantanti come Jimi Hendrix e Janis Joplin. Con Woodstock si chiuse la stagione eroica degli anni Sessanta. In seguito, nel giro di pochissimo tempo, alcuni dei principali eroi del rock morirono stroncati dalla droga, come Jimi Hendrix e Janis Joplin.

La Gran Bretagna fu invece la culla del rock ‘progressivo’, contaminazione di un rock che abbracciava di volta in volta jazz, folk, avanguardie colte ed extracolte. La riscoperta delle radici folk europee, con il loro suggestivo percorso mitologico, affascinarono formazioni come Pentangle e Jethro Tull, mentre il rapporto con la musica classica e il jazz animarono i lavori di Genesis e King Crimson, di Yes ed Emerson, Lake & Palmer.

Nati sull’onda del rock psichedelico e sulla spinta di Syd Barrett, loro motore creativo durante gli anni Sessanta, il complesso dei Pink Floyd abbracciò, nel decennio successivo, un rock ‘concettuale’ che ragionava sul tema della psiche dell’uomo moderno, come testimonia The dark side of the moon nel 1974, uno degli album più venduti e più longevi in termini di permanenza in classifica della storia del rock, e più tardi, nel 1979, The wall.

In un primo momento riconducibili al filone progressivo, i Queen si trasformarono in una hard rock band e poi, lungo i decenni successivi, praticarono un pop dalle mille sfaccettature, anche per gli atteggiamenti istrionici del loro leader, Freddy Mercury. Mentre gli Who, emersi con la British invasion, diventarono autori della prima opera rock, Tommy.

 

Esula dalla scena del rock progressivo un fuoriclasse come Frank Zappa, autore dalla seconda metà degli anni Sessanta con i Mothers of invention di una sintesi di linguaggi musicali eterogenei: musica colta, jazz, funk, rock, pop, avanguardia, con risultati anche più sofisticati e stimolanti di quelli ottenuti da tanti protagonisti europei.

Le tendenze degli anni Settanta

In America, nel frattempo, il rock, complice anche la modernizzazione delle tecnologie degli studi di registrazione, divenne sempre di meno una creazione collettiva. Cambiavano le tematiche nelle canzoni dei nuovi cantautori: non più testi apertamente politici o di protesta, ma che affrontavano temi del privato e privilegiavano la dimensione personale.

Nella seconda metà degli anni Settanta, un’ulteriore evoluzione portò però il rock a spogliarsi dei toni più intimi, abbiamo interpreti solisti di prim’ordine di pop colto come David Bowie, il quale proponeva un pop-rock eclettico e in perenne rinnovamento.

Il passaggio dagli anni Settanta agli anni Ottanta

Negli anni Settanta New York tornò a essere protagonista del rock e tra il 1975 e il 1977 emerse da lì la new wave (la «nuova onda») musicale di artisti come la poetessa rock Patti Smith, i Television e i Ramones.

Il punk vero e proprio nacque in Inghilterra con i Clash e soprattutto con i Sex Pistols, formazione guidata da un leader furioso e sfrontato, Johnny Rotten, che pubblicò nel 1977 l’unico album della sua storia, Never mind the bollocks – Here’s the Sex Pistols. Le principali case discografiche tentarono con successo di ‘acquistare’ il punk mettendone sotto contratto i protagonisti, contribuendo però al tempo stesso ad affievolire il fenomeno.

All’inizio degli anni Ottanta un pugno di musicisti tra l’Inghilterra e l’America si mise al lavoro sull’ipotesi di una nuova musica, e tra questi erano i geniali reduci della precedente generazione: l’ex Genesis Peter Gabriel, Brian Eno, Robert Fripp, David Bowie e giovani band tra le quali i Cure, i Siouxie and The Banshees, i New Order, i Police (guidati da Sting) – tutti inglesi – e un gruppo americano in particolare, che fondeva le esperienze di tutti in un nuovo affascinante progetto musicale, quello dei Talking Heads. Dall’esteso bacino del post punk provenivano gli irlandesi U2, quartetto guidato da Bono Vox, che esordì nel 1980 e che nel 1987, con The Joshua tree, diede una propria rilettura del rock americano intrisa di una forte spiritualità e di impegno civile, e restò per i successivi venticinque anni in vetta alle classifiche del rock.

 

Tra grandi star e impegno civile

Gli anni Ottanta hanno registrato la consacrazione commerciale del cantautore rock Bruce Springsteen, che in Born in the U.S.A. canta l’America della classe media, tra orgoglio e disillusione.

Negli anni Ottanta la musica rock è diventato il mezzo per la sensibilizzazione delle coscienze sui grandi temi dell’umanità, quasi a voler sferzare l’opinione pubblica verso un maggiore impegno civile. In questo senso l’evento rock del decennio è il Live Aid, primo atto di una nuova era che prevede una rinnovata e contraddittoria dimensione collettiva di solidarietà, cementata da collegamenti mediatici.

 

Il fenomeno dell’heavy metal

Corpo a sé stante nella storia del rock è l’heavy metal che negli anni Ottanta, in varie forme, conobbe un costante successo commerciale. Per convenzione si vuole individuare nell’hard rock il progenitore dell’heavy metal, essendo i due generi accomunati da un suono fondato su massicce distorsioni del suono della chitarra, sull’utilizzo di volumi imponenti, sulla precisione esecutiva del chitarrista solista e sulla centralità delle parti vocali aggressive.

Tre album hard rock in particolare vengono considerati fondanti del genere: Led Zeppelin II (1969) dei Led Zeppelin, Paranoid (1971) dei Black Sabbath e Deep Purple in rock (1970) dei Deep Purple. Prima delle band citate negli Stati Uniti dalla fine degli anni Sessanta alcune formazioni – come gli Steppenwolf, i Blue Cheer e gli Iron Butterfly – erano caratterizzate da una propensione a suonare un rock particolarmente robusto dalle forti connotazioni blues, che avevano aperto le porte al suono hard. Ereditando quel suono i Kiss, gli Aerosmith e Alice Cooper hanno reso negli anni Settanta spettacolare e appetibile dal punto di vista radiofonico quelle sonorità, facendo da ponte al pop metal di Van Halen, Bon Jovi, Mötley Crüe, Twisted Sister e Guns ’n’ Roses.

Inscritti impropriamente nella categoria metal gli australiani AC/DC e gli inglesi Motörhead hanno proposto rispettivamente un hard rock dalle forti connotazioni blues, e un violento rock and roll che mutuava aspetti dal punk e dal metal.

In Inghilterra la modernizzazione del genere è avvenuta attraverso i gruppi della new wave dell’heavy metal, su tutti gli Iron Maiden e i Judas Priest che, all’inizio degli anni Ottanta, hanno proposto un metal ‘muscolare’ e veloce. La rivoluzione dell’heavy metal avvenne nel 1983 con la pubblicazione, da parte dei californiani Metallica, dell’album Kill ‘em all, punto di incontro tra hardcore punk e metal.

Il rock degli anni Novanta

L’inizio degli anni Novanta ha riproposto un ricorso storico: il ritorno del guitar-oriented rock, il ritorno a un ‘roccioso’ rock delle chitarre dopo un decennio di musica pop affidato ai sintetizzatori. Le radici del rinnovamento del rock sono nella ricca scena della musica indipendente che si sviluppa negli anni Ottanta, fuori dai circuiti delle grandi compagnie discografiche.

Quando nel 1991 i tempi sembrano maturi per l’esplosione mondiale del rock di Seattle, ufficialmente uscito allo scoperto con il primo major album dei Nirvana, Nevermind, che si rivela un’opera di svolta della musica rock, perfetta mescolanza di pop, punk e hard rock. È stata la musica della ‘generazione X’.

L’Inghilterra ha risposto alla massiccia American invasion con un catalogo di band che riprendono a padroneggiare con un certo orgoglio il rock come non accadeva dai tempi del punk, con band come gli Oasis, i Verve, i Blur e soprattutto i Radiohead.

Il rock italiano

Quella del rock in Italia è una storia piccola ma avvincente, che iniziò alla fine degli anni Cinquanta con Adriano Celentano, Mina e altri giovani che, colpiti dai suoni che arrivavano dagli USA, iniziarono una importante opera di rinnovamento della musica italiana. Fu con il beat, comunque, che la scena rock nazionale prese corpo e conquistò un grande successo, con decine e decine di formazioni tra le quali i Nomadi, l’Equipe 84, i Camaleonti, i Corvi e i Rokes, di origine inglese. Con l’avvento degli anni Settanta il rock italiano diventò sempre più originale e interessante: la scena ‘progressiva’ vide l’arrivo di band in grado di competere ad armi pari con le formazioni inglesi e americane, come il Banco del Mutuo Soccorso, la Premiata Forneria Marconi e gli Area. Ma il crescente successo dei cantautori, anche se molti di loro furono fortemente influenzati dal rock, portò a un rapido declino del genere. Negli anni Ottanta il rock italiano è tornato alla ribalta soprattutto per merito dei Litfiba, ma anche grazie al lavoro di Vasco Rossi che ha messo in sintonia, come ha fatto negli anni Novanta anche Ligabue, rock e canzone.