E-Learning ed Educazione Musicale: limiti e potenzialità

E-Learning ed Educazione Musicale: limiti e potenzialità

E-Learning ed Educazione Musicale: limiti e potenzialità

Sono sempre stato un avido fruitore del mezzo tecnologico applicato prima allo studio e poi all’insegnamento. Da liceale trovavo che realizzare le ricerche utilizzando i primi word processors e le prime enciclopedie digitali (allora su Cd-Rom) rendeva il processo di apprendimento più attraente e, di conseguenza consentiva di memorizzare le informazioni con più facilità. L’ulteriore vantaggio era quello di poter condividere tale materiale (utilizzando floppy disk) con i propri colleghi, innescando cosi un circolo virtuoso di condivisione del sapere. Ai tempi dell’università ho invece avuto l’opportunità di utilizzare la rete Internet, all’epoca davvero primitiva, per approfondire gli argomenti studiati. Essendo stato all’epoca uno studente lavoratore fuori sede, solo ora posso dire quanto tempo avrei potuto risparmiato se il corso di studi fosse stato fruibile (anche in parte) in forma di e-learning, o se almeno avessi potuto usufruire delle dispense o di alcuni libri in formato digitale. Ricordo, non con piacere, peregrinazioni tra i vari dipartimenti per riuscire a recuperare i materiali di studio ed ore passate in copisteria per ottenere una copia di quanto occorreva per sostenere gli esami.

Memore di queste esperienze, e conservando un sempre rinnovato entusiasmo nei confronti della tecnologia, ho sempre cercato di trovare una sua applicazione nell’insegnamento. Concentrando il nostro campo di azione sull’e-learning non posso non condividere la mia esperienza con la didattica a distanza che risale al 2017, ben prima del suo utilizzo diffuso, emergenziale e forzoso, dovuto alla pandemia di inizio 2020. Nell’anno scolastico 2017/2018 ho avuto l’intuizione di create un portale internet (www.quellodimusica.com) per sperimentare con i ragazzi l’utilizzo della rete come mezzo non sostitutivo ma integrante al lavoro fatto in classe, quella che oggi chiamiamo DDI, Didattica Digitale Integrata. Insegnando Musica il mio margine di intervento in classe è limitato a due ore di lezione a settimana, si tratta di un tempo davvero limitato se si considera che nel nostro Paese l’alfabetizzazione musicale è, a dir poco, tardiva. Per il 90% degli studenti italiani l’incontro con lo studio formale della Musica avviene durante il primo anno della scuola secondaria di primo grado e termina due anni dopo. Se partiamo dall’assunto, ormai evidente, che la Musica è un linguaggio, ci rendiamo conto come questo tempo sia del tutto insufficiente per acquisirne anche solo le basi minime. Nella finestra temporale dei tre anni di studi, l’insegnante con solo due ore a settimana deve affrontare una mole di argomenti davvero importante, a partire dall’alfabetizzazione fino ad arrivare alla lettura e scrittura della musica, alla sua esecuzione sullo strumento, senza tralasciare le nozioni minime di armonia e di storia della Musica, dalle origini fino alla musica moderna. In tutta coscienza ho sempre pensato che il mio ruolo di insegnante non fosse quello di “imbottire” gli alunni di nozioni, ma di guidarli alla scoperta di un’arte tanto affascinante quanto complessa e ricca di ramificazioni. Accompagnare gli allievi in questo affascinante viaggio vuol dire metterli nelle condizioni di acquisire indipendenza nello studio e soprattutto nella scoperta quotidiana di nuovi stimoli, atteggiamento che è alla base del lavoro di qualsiasi musicista. L’idea è stata quella di creare un portale nel quale, in modo mirato e soprattutto “protetto”, potessi fornire ai ragazzi materiale di approfondimento, di recupero e di potenziamento. Il sito è diventato con il tempo sussidio di studio al pari, e chiaramente non in sostituzione, del libro di testo. Nella mia Tesi, compilata alla fine del corso di studi di Didattica della Musica, avevo in realtà postulato la possibilità di una educazione alla Musica che si potesse appoggiare totalmente sul mezzo tecnologico e che prescindesse dall’utilizzo del libro di testo. Già nei primi anni di lavoro in classe con i ragazzi però mi sono reso conto come tale idea non sia realizzabile perché la tecnologia ha i suoi limiti che si sono esplicitati al grande pubblico proprio in occasione dell’avvento della Didattica a Distanza nel periodo pandemico. Innanzitutto il mezzo tecnologico non è risultato essere disponibile in tutte le case, le connessioni alla rete non sono sempre ottimali ed in molti casi la lezione sincrona lascia il posto a quella asincrona, registrata o sotto forma di materiale fornito digitalmente. In secondo luogo in molte famiglie sono presenti magari 3 o 4 smartphone ma non in tutte si utilizza il personal computer o se ne ha uno a disposizione. Molti insegnanti vivono nella illusione, obsoleta da almeno 10 anni, che i propri allievi siano nativi digitali. Così non è purtroppo, molti studenti non sanno utilizzare il computer, inviare una mail o utilizzare un word processor. I nostri ragazzi sono dei nativi social, utilizzano la rete, per lo più in maniera passiva come fruitori e non creatori di materiale digitale, visualizzando video ed immagini sui quali soffermano la propria attenzione per poche decine di secondi. Si tratta di un atteggiamento di consumo da fast-food con l’aggravante di essere associato ad una sorta di bulimia dell’informazione oltre che ad una schizofrenia che porta a passare da una informazione alla successiva spesso senza cognizione di causa. Questo modo di vivere la rete porta ad una riprogrammazione anche nel modo di relazionarsi alle informazioni, agli altri ed alla restituzione delle informazioni che sono frammentate e dettate da un approccio più emotivo che logico o narrativo. E’ evidente che in questo contesto il libro di testo diventa fondamentale per consentire ai ragazzi di piantare bene i piedi per terra, utilizzando il mezzo di trasmissione delle informazioni che storicamente è stato, ad oggi, il più efficace e pratico. L’utilizzo dell’e-learning è dunque a completamento dell’esperienza fatta in classe, e a casa, con il libro di testo. Chiaramente faccio riferimento in particolar modo allo studio della teoria musicale e della storia della Musica perché per quanto riguarda la pratica musicale la situazione tende a capovolgersi. Lo studio di un brano musicale e la sua esecuzione allo strumento richiedono innanzitutto la codifica di un particolare alfabeto, le note con il loro valori di durata e di altezza, la trasposizione di questo alfabeto in gesti tattilo/tecnici da eseguire su un particolare strumento musicale e la capacità di interpretare il messaggio musicale così da poterlo trasmettere a chi lo ascolta, tramite esecuzione dal vivo o registrazione dell’evento sonoro. Mentre la parte iniziale del processo, la decodifica/lettura, si può acquisire in un tempo limitato, l’esecuzione vera e propria richiede dei tempi molto lunghi che non possono essere esauriti nell’esperienza di una o due ore curricolari settimanali. Eseguire un brano con lo strumento richiede pazienza e pratica quotidiana, critica ed analitica. E’ inverosimile che tali competenze possano essere acquisite in classe dove ci sono mille distrazioni, dove l’autoascolto e l’autocorrezione non sono possibili (essendo le classi delle nostre scuole molto affollate). Gran parte di quel portale è dedicato dunque a materiale didattico che permette ai ragazzi di portare avanti la pratica musicale con autonomia, sguardo critico e quotidianità, il tutto nel rispetto della propria individualità e dei propri tempi. La lezione in classe diventa allora un momento dell’esperienza totale, in classe si comprende cosa si andrà a suonare, si decodifica il messaggio. A casa lo studente, grazie al materiale fornito dal docente, può prepararsi autonomamente per poi restituire il lavoro fatto al resto della classe e vivere poi l’esperienza del fare musica insieme, del confronto positivo e collaborativo. Nel portale creato inserisco con cadenza settimanale videospartiti che mostrano ai ragazzi come eseguire i brani, che possono essere visualizzati a schermo ed ascoltati, in un cortocircuito sinestetico tra occhio ed orecchio, vista ed udito. Seguendo la logica dell’ “imparare ad imparare” ho anche cercato di trasmettere ai ragazzi le competenze necessarie per creare in autonomia video lezioni del genere, con lo scopo di incoraggiare la pratica dell’educazione tra pari, nella quale la condivisione delle informazioni e delle competenze porta alla crescita armoniosa del singolo e del gruppo classe. E’ chiaro che, come precedentemente sottolineato, il limite di tale esperienza di e-learning è di essere limitata e circostanziata alla fase di studio. Nei periodi di lockdown o di quarantena obbligatoria i ragazzi hanno si potuto continuare a fare pratica musicale ma tale pratica è stata limitata al suonare, magari bene e con passione, ma in compagnia di una macchina che, in maniera perfetta ed infallibile, eseguiva i brani insieme all’alunno. Manca però l’interazione tra pari, la Musica d’insieme, il piacere di condividere in uno stesso ambiente lo stesso brano musicale, di sbagliare, di condividere i piccoli successi e di crescere nella pratica dell’ascolto critico ed interattivo. Ad oggi nessuna tecnologia “a distanza” è riuscita nell’intento di offrire un’esperienza anche lontanamente simile a quella citata.

Nello stesso sito ho creato diverse sezioni per i ragazzi con bisogni specifici di apprendimento, che, come da indicazioni ministeriali non sono solo i ragazzi che per difficoltà oggettive, sociali o familiari, non riescono a raggiungere gli obiettivi preventivati, ma anche i ragazzi particolarmente dotati che dunque hanno bisogno di poter approfondire lo studio con materiali che vanno oltre la normale programmazione della classe. La mia riflessione generale, vista l’esperienza citata, è che le opportunità dell’ e-learning, in particolare per le materie che non hanno un numero di ore settimanali obiettivamente sufficienti per affrontare la materia, sono moltissime e sono da cogliere al volo soprattutto nell’interesse degli alunni. Non dobbiamo però farci trascinare dalla “moda” del momento né dall’entusiasmo della novità perché altrimenti si rischia l’effetto contrario. Una didattica improntata al digitale perché è “divertente” o perché “alla moda” non produrrà alcun frutto se non quello di svecchiare (in apparenza) il rapporto docente/discente. Senza una chiara visione di base, ed una programmazione che tiene conto degli effettivi bisogni degli allievi di una determinata classe, in un determinato periodo dell’anno, rischiamo di confondere le idee dei ragazzi che, magari attirati dal fascino del digitale, poi si trovano a vagare alla cieca e a fruire delle informazioni in maniera frammentaria, proprio come fanno quando utilizzano l’indice per scrollare il social network preferito, senza quella riflessività e criticità che porta a sviluppare le competenze tecnico pratiche fondamentali per la materia Musica.

 

Bibliografia

D’Alonzo L., La Gestione della Classe, La Scuola, Brescia, 2004

Piatti M., Specchi Sonori, Franco Angeli, Milano, 2002

Scardovelli M., Il dialogo sonoro, Cappelli, Bologna, 1992

Spaccazocchi M., Musica Umana Esperienza, Quattroventi, Urbino, 2000

Vitali M., Alla ricerca di un suono condiviso, Franco Angeli, Milano, 2004

  1. Gallo Pietro, Dispense del corso Didattica a Distanza, Mondadori Education, 2022

 

Sitografia

https://www.quellodimusica.com Luglio 2022

https://musicaprofcalandrino.wordpress.com/didattica-a-distanza/ Luglio 2022

https://www.indire.it/2020/11/20/musica-a-scuola-per-tutti-anche-a-distanza-online-un-nuovo-video-su-didattica-digitale-integrata-ed-educazione-musicale/ Luglio 2022

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