La ci Darem la Mano

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Ecco finalmente Don Giovanni all’opera: sfoggiando tutte le sue armi di seduzione, con poche battute il cavaliere riesce a convincere Zerlina, nel giorno stesso del suo matrimonio, ad abbandonare il promesso sposo Masetto e a fuggire con lui. Le poche resistenze da parte della ragazza (“Non vorrei alfin ingannata restar / Io so che rado con le donne voialtri cavalieri siete onesti e sinceri”) sono spazzate via con affermazioni categoriche (“È un’impostura della gente plebea / La nobiltà ha dipinta negli occhi l’onestà”), attraverso le quali Da Ponte e Mozart continuano a prendersi gioco fra le righe della classe aristocratica come già avevano fatto ne “Le nozze di Figaro” (un approccio che in quegli anni, alla vigilia delle rivoluzione francese, trovava ampio consenso nel pubblico, e che – a dimostrazione della liberalità dell’imperatore Giuseppe II – era persino tollerato dalla censura austriaca; ne riparleremo in occasione del verso “Viva la libertà!”, nel finale del primo atto).

Il dolcissimo duetto “Là ci darem la mano” è giustamente assai noto anche a chi non frequenta i teatri d’opera. Lo ritroviamo spesso anche nel cinema. Due esempi su tutti: “Don Juan De Marco maestro d’amore” (1995) di Jeremy Leven (che sin dal titolo manifesta il proprio legame con il mito di Don Giovanni), nel quale Marlon Brando ascolta ripetutamente il brano; e “Il pranzo di Babette” (1987) di Gabriel Axel, dove il duetto è cantato da una delle sorelle protagoniste, accompagnata al piano dal suo maestro.

Le poche titubanze di Zerlina (“Vorrei e non vorrei”) hanno vita breve. E la ragazza si ritrova a cantare all’unisono con il suo seduttore “Andiam, andiam, mio bene / a ristorar le pene / di un innocente amor”. Naturalmente, nonostante l’incantevole bellezza della musica, che solleva ogni cosa a livelli celestiali, si tratta di tutt’altro che di un “innocente amore”… In ogni caso, se non fosse per l’improvvisa comparsa di Donna Elvira (come vedremo), Don Giovanni sarebbe già pronto a iscrivere un nuovo nome (il 1004°, solo per quanto riguarda la Spagna) nel suo catalogo.

Il Don Giovanni è la seconda delle tre opere italiane che il compositore austriaco scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte (che era al servizio del Sacro Romano Imperatore), il quale attinse a numerose fonti letterarie dell’epoca. Essa precede Così fan tutte (K 588) e segue Le nozze di Figaro (K 492), e venne composta tra il marzo e l’ottobre del 1787, quando Mozart aveva 31 anni.

Commissionata dall’imperatore Giuseppe II, anche a seguito del successo di Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giuseppe Gazzaniga, non andò tuttavia in scena per la prima volta a Vienna, bensì a quello che oggi si chiama Teatro degli Stati di Praga. Don Giovanni è considerata uno dei capolavori di Mozart, della musica e della cultura occidentale in generale. https://it.wikipedia.org/wiki/Don_Giovanni_(opera)